sabato 18 dicembre 2010


“Natale è dono,
dono generoso
gesto d'amore
per te.”

Il mago di Natale

Il mago di Natale

S'io fossi il mago di Natale
farei spuntare un albero di Natale

                        in ogni aula, in ogni scuola
                         ma non l'abete finto,
                         di verde dipinto
                             che vendono dai fiorai o al                         Bazar:
                        un vero abete, un pino di montagna,
                       con un po' di neve vera
                   distesa tra i rami,
                       che mandi profumo di fresco
                       in tutte le strade,
e sui rami i magici frutti:
doni per tutti.
Poi con la mia bacchetta me ne andrei
a fare magie
per tutte le vie.
In via De Gasperi
farei crescere un albero di Natale
carico di telefonini
di ogni qualità,
che squillano suonerie
a volontà
con i “big” di Byob
che si muovono da soli,
suonano il bufù
e fanno le capriole.
Chi li vuole, li prende:
gratis, s'intende.
In piazza Nardacchione
faccio crescere l'albero
del torrone,
del panettone tartufone;
in via Pergolese
l'albero dei tramezzini
con la maionese
Invece in vico Roccioso
faccio l'albero capriccioso
con caramelle gommose
e in Contrada Montelicanne
tanti cannoli con la panna
Continuiamo la passeggiata?
La magia è appena cominciata:
dobbiamo scegliere il posto
all'albero degli Hot Wheels:
va bene via Berlinguer?
Quello delle Barbie:
pollicina,fun e petites
lo faccio in via Kennedy
o in via Milano?
Ogni strada avrà un albero speciale
e il giorno di Natale
i bimbi faranno
il giro di Casacalenda e di Ripabottoni
a prendersi tutto quel che vorranno.
Per ogni dono
colto dal suo ramo
ne spunterà un altro
dello stesso modello
e ancor più bello.
Per tutti gli altri ci sarà,
magari in via Biferno
o in vico Ramaglia,
l'albero meraviglia:
sorprese, regali ,incanto
per tutti quanti.
Tutto questo farei se fossi un mago.
Però non lo sono
che posso fare?
Non ho che auguri da regalare:
di auguri ne ho tanti,
scegliete quelli che volete,
prendeteli tutti quanti.

martedì 12 gennaio 2010

VOGLIO LEGGERE

PROPOSTA DI PROGETTO DA ATTUARE NELL’ ANNO SCOLASTICO 2009/2010
1. TITOLO DEL PROGETTO PROPOSTO :


VOGLIO LEGGERE
GRUPPO DI PROGETTO PROPONENTE
D’ARIENZO ROSILDE
PASQUALE MARIA CONCETTA ( REFERENTE)
DESTINATARI
ALUNNI CLASSE PRIMA SCUOLA PRIMARIA
OBIETTIVI
· Stimolare e favorire il piacere alla lettura.
· Affinare le capacità nella sfera motoria, cognitiva, affettiva, sociale e relazionale
· Sviluppare le potenzialità creative
· Sviluppare il senso critico
· Rafforzare la propria identità
· Acquisire consapevolezza di essere portatori di bisogni e di diritti
· Sviluppare la capacità di interpretare la realtà ed intervenire con scelte sempre più consapevoli


CONTENUTI/ATTIVITÀ(linee generali)
§ Conversazione sui temi emersi;
§ Riflessioni su esperienze personali attinenti;
§ Attività di animazione
§ Drammatizzazioni e interpretazioni mimiche e musicali
§ Produzione di racconti, poesie, acrostici, mesostici...
§ Giochi cooperativi e lavori di gruppo
§ Giochi di ruolo e simulazioni
§ Creazione di cartelloni
PREVENTIVO DI SPESA


MATERIALE DI FACILE CONSUMO: EURO 100,00


TEMPI


Circa 30 hh di cui 20 in orario curriculare (insegnamento e non insegnamento) e 10 in orario extracurriculare per gli alunni così distribuite:
novembre dicembre scolastico 2009/2010 hh10 non insegnamentogennaio febbraio marzo aprile 2010/2011 hh10 non insegnamento e hh10 insegnamento




Casacalenda, 19/10/2009 Il/I Proponente/i
MARIA CONCETTA PASQUALE

lunedì 11 gennaio 2010

Alla fiera di mastro André

Alla fiera di mastro André
I bambini si dispongono in cerchio e cantando mimano gli strumenti musicali che sono di volta in volta nominati nella canzone.
Alla fiera di mastro André
aggiu cumpratu nu tamburiello
turututu lu tamburiello
alla miré, alla miré,
alla fiera di mastro André
alla miré, alla miré,
alla fiera di mastro André.
Alla fiera di mastro André
aggiu cumpratu nu piffariello
piripipi lu piffariello
turututu lu tamburiello
alla miré, …alla miré, …
…aggiu cumpratu:
‘na viola, za za la viola;
nu viulino, zi zi lu violino;
‘na pistola, pem pem la pistola;
nu cannone, bum bum lu cannone;
‘na trombetta, pe pe la trombetta;
nu ciucciariello, ia ia lu ciucciariello.

Nella vecchia fattoria

Nella vecchia fattoria ia-ia-o

Quante bestie ha zio Tobia ia-ia-o

C’è la capra-capra-ca-ca-capra

Nella vecchia fattoria ia-ia-o.
Attaccato a un carrettino ia-ia-o

C’è un quadrupede piccino ia-ia-o

L’asinel-nel-nè-nè-nel

C’è la capra-capra-ca-ca-capra

Nella vecchia fattoria ia-ia-o.
Tra le casse e i ferri rotti ia-ia-o

Dove i topi son grassotti ia-ia-o

C’è un bel gatto-gatto-ga-ga-gatto

L’asinel-nel-nè-nè-nel

C’è la capra-capra-ca-ca-capra

Nella vecchia fattoria ia-ia-o.
Tanto grasso e tanto grosso ia-ia-o

Sempre sporco a più non posso ia-ia-o

C’è il maiale-iale-ia-ia-iale

C’è un bel gatto-gatto-ga-ga-gatto

L’asinel-nel-nè-nè-nel

C’è la capra-capra-ca-ca-capra

Nella vecchia fattoria ia-ia-o.
Poi sull’argine del fosso ia-ia-o

Alle prese con un osso ia-ia-o

C’è un bel cane-cane-ca-ca-cane

C’è il maiale-iale-ia-ia-ialeC’è un bel gatto-gatto-ga-ga-gatto

L’asinel-nel-nè-nè-nel

C’è la capra-capra-ca-ca-capra

Nella vecchia fattoria ia-ia-o.
Nella stalla silenziosa ia-ia-o

Dopo aver mangiato a iosa ia-ia-o

Dorme il bue-bue-bu-bu-bue

C’è un bel cane-cane-ca-ca-cane

C’è il maiale-iale-ia-ia-iale

C’è un bel gatto-gatto-ga-ga-gatto

L’asinel-nel-nè-nè-nel

C’è la capra-capra-ca-ca-capra

Nella vecchia fattoria ia-ia-o.

mercoledì 6 gennaio 2010

Riflessioni

“RIPENSARE DANTE”, anche se certo fugacemente…


Dante, il nostro poeta per antonomasia, è presente sull’intero palcoscenico civile culturale: è noto all’uomo comune quando non può attraversare la propria città non senza notare a Lui intitolata una strada, una piazza, un monumento; è custodito e ammirato dall’artista, dall’uomo di pensiero per inneggiarlo, commentarlo, imitarlo. Egli si colloca al di là della sua cultura di appartenenza, è proprio “ UNA COSA VENUTA DAL CIELO IN TERRA A MIRACOL MOSTRARE”


Egli è vissuto ben sette secoli addietro per solo 56 anni : nasceva nel 1265 e moriva nel 1321; eppure sentiamo viva la sua presenza. E’ sicuramente una di quelle persone che persistono nel tempo e sconfiggono la morte, almeno di quella immortalità storica che il Foscolo dei “Sepolcri” proclama : “ A EGREGIE COSE IL FORTE ANIMO ACCENDONO
LE URNE DEI FORTI………………”
Egli annulla il tempo- distanza, avvicina passato e presente, con la sua poesia è capace di toccare i misteri più profondi del nostro animo umano; perché egli è la nostra storia, quella storia su cui ci formiamo, quella storia che ci appartiene.
Egli è una voce possente: chi non viene scosso dalle vibranti parole del condottiero Ulisse che incita i suoi soldati con le scultoree parole:
“ CONSIDERATE LA VOSTRA SEMENZA:
FATTI NON FOSTE A VIVER COME BRUTI,
MA PER SEGUIR VIRTUTE E CONOSCENZA” (Inferno, XXVI, 118-120)


PAROLE che sono per ognuno di noi un richiamo, uno sprone, un invito energico a vivere secondo la nostra natura: quella natura che è INTELLIGENZA, che è CURIOSITA’, che è DESIDERIO, ricchezza immensa che dobbiamo utilizzare prendendone coscienza e così solidificarci nell’impegno dei valori della pace, della giustizia, della bontà, della bellezza, della verità e sempre protesi verso l’alto.


Dante ha scritto tanto, la VITA NUOVA, le RIME, il CONVIVIO, il DE VULGARI ELOQUENTIA, la MONARCHIA, le EPISTOLE, ma lo sentiamo un faro quando leggiamo la sua COMMEDIA, giustamente passata alla storia come DIVINA, da quando fu così definita da Giovanni Boccaccia nel “Trattatelo in onore di Dante”.


Nella DIVINA COMMEDIA apprendiamo del cammino di purificazione percorso da Dante, ma in quel cammino troviamo indicato anche il nostro cammino:


“ NEL MEZZO DEL CAMMIN DI NOSTRA VITA
MI RITROVAI PER UNA SELVA OSCURA
CHE’ LA DRITTA VIA ERA SMARRITA.


IO NON SO BEN RIDIR COM’IO V’ ENTRAI:
TANT’ ERA PIENO DI SONNO A QUEL PUNTO
CHE LA VERACE VIA ABBANDONAI.
MA POI CH’I’ FUI AL PIE’ D’UN COLLE GIUNTO,
LA’ DOVE TERMINAVA QUELLA VALLE
CHE M’AVEVA DI PAURA IL COR COMPUNTO,
GUARDAI IN ALTO, E VIDI LE SUE SPALLE
VESTITE GIA’ DE’ RAGGI DEL PIANETA
CHE MENA DRITTO ALTRUI PER OGNI CALLE.


RAGAZZI, questi versi sembrano descrivere le esistenze di tutti noi.
LA SELVA ! a chi non appartiene un minimo di esperienza del male, del vivere dissipato, spesso senza meta? Ma l’esperienza della selva non ci può annientare, non ci annienta, perché non ci appaga “ FATTI NON FOSTE A VIVER COME BRUTI”.
Abbiamo bisogno di uscire dalla selva, senza luce senza calore, di recuperare la nostra dignità, di alzare gli occhi verso l’alto per riscaldarci ed illuminarci di sole:
“ GUARDAI IN ALTO E VIDI LE SUE SPALLE
VESTITE GIA’ DE’ RAGGI DEL PIANETA
CHE MENA DRITTO ALTRUI PER OGNI CALLE”


I RAGGI, la LUCE sono la nostra coscienza, capace di scuoterci, farci svegliare dal sonno delle tenebre e di darci forza, energia ed essere pronti ad attraversare la nostra strada, spesso impervia, irta di pericoli, di agguati :


“ ED ECCO, QUASI AL COMINCIAR DE L’ERTA,
UNA LONZA LEGGIERA E PRESTA MOLTO,


MA NON SI’ CHE PAURA NON MI DESSE
LA VISTA CHE M’APPARVE D’UN LEONE


E D’UNA LUPA, CHE DI TUTTE BRAME
SEMBRAVA CARCA NE LA SUA MAGREZZA,


QUESTA MI PORSE TANTO DI GRAVEZZA
CON LA PAURA CH’ USCIA DI SUA VISTA,
CH’IO PERDEI LA SPERANZA DE L’ALTEZZA”.


La LONZA, il LEONE, la LUPA sono le nostre tentazioni, la nostra pochezza, ma noi non siamo nati per soccombere; se rispettiamo noi stessi, se c’interroghiamo, prendiamo coscienza di ciò che siamo ( FATTI NON FOSTE A VIVER COME BRUTI ), ecco che ci sentiamo nuovi : fiduciosi, aperti all’altro per vivere insieme con l’altro, spesso con difficoltà ma di certo nella verità, perché l’uomo non può vivere senza relazionarsi con gli altri, pena il rimanere nella selva. Tutto questo è RAGIONE è VIRGILIO.


“ MA TU PERCHE’ RITORNI A TANTA NOIA?
PERCHE’ NON SALI IL DILETTOSO MONTE
C’HE’ PRINCIPIO E CAGION DI TUTTA GIOIA? “


Questi è VIRGILIO, la RETTA RAGIONE che possiamo scoprire in noi stessi, capace di farci sentire lo SPIRITO di POTENZA, SAPIENZA e AMORE che mantiene il creato, vivifica la storia, per cui la sorte della “ lupa” ( invidia, cupidigia, malaffare) è segnata:


“ QUESTI LA CACCERA’ PER OGNI VILLA
FIN CHE L’AVRA’ RIMESSA NE LO ‘NFERNO
LA’ ONDE INVIDIA PRIMA DIPARTILLA”






Pertanto ascoltiamo VIRGILIO / la RETTA RAGIONE:


“ OND’IO PER LO TUO ME’ PENSO E DISCERNO
CHE TU MI SEGUI, E IO SARO’ TUA GUIDA,
E TRARROTTI DI QUI PER LUOGO ETERNO;
OV’ UDRAI LE LE DISPERATE STRIDA,
VEDRAI LI ANTICHI SPIRITI DOLENTI,
CHE LA SECONDA MORTE CIASCUN GRIDA:
E VEDRAI COLOR CHE SON CONTENTI
NEL FOCO, PERCHE’ SPERAN DI VENIRE
QUANDO CHE SIA A LE BEATE GENTI.
A LE QUA’ POI SE TU VORRAI SALIRE,
ANIMA FIA A CIO’ PIU’ DI ME DEGNA:
CON LEI TI LASCERO’ NEL MIO PARTIRE;”


Nel lungo cammino accanto a Dante, come in uno specchio, ritroviamo la nostra brutalità, la nostra umanità…


Ci colpisce, non poco, il vizio senza pudore e senza misura della leggendaria regina degli Assiri, Semiramide:


“ A VIZIO DI LUSSURIA FU SI’ ROTTA,
CHE LIBITO FE’ LICITO IN SUA LEGGE
PER TORRE IL BIASMO IN CHE ERA CONDOTTA”


Ma ci commuove la fragilità, l’umanità di FRANCESCA da Rimini, quando parla del suo amore, di PAOLO:


“ AMOR, CH’AL COR GENTIL RATTO S’APPRENDE,
PRESE COSTUI DE LA BELLA PERSONA
CHE MI FU TOLTA; E ‘IL MODO ANCOR M’OFFENDE.
AMOR, CH’A NULLO AMATO AMAR PERDONA,
MI PRESE DEL COSTUI PIACER SI’ FORTE,
CHE, COME VEDI, ANCOR NON M’ABBANDONA”.


Intanto, sempre Dante nel “CONVIVIO” , mentre discute del concetto di gentilezza e di nobiltà ci richiama alla responsabilità individuale:


“ la stirpe non fa le singolari persone nobili, ma le singolari persone fanno nobile la stirpe” , nobiltà che è data dalla conoscenza, dalla verità non già dalle ricchezze materiali.


Infine, DANTE ci dice che siamo amati da una Potenza infinita, perciò lui si affida, invitandoci a seguirlo, all’AMORE misterioso che sentiamo SAPIENZA che ci illumina, POTENZA che ci eleva … e ci propone di vivere il MISTERO dell’AMORE, l’INCARNAZIONE, come la Vergine MARIA, donna e madre, bellezza e amore, la vergine Maria che come Lui possiamo solo inneggiare, non certo capire:








“ VERGINE MADRE, FIGLIA DEL TUO FIGLIO,
UMILE E ALTA PIU’ CHE CREATURA,
TERMINE FISSO D’ETERNO CONSIGLIO,


TU SEI COLEI CHE L’UMANA NATURA
NOBILITASTI SI’, CHE IL SUO FATTORE
NON DISDEGNO’ DI FARSI SUA FATTURA


NEL VENTRE TUO SI RACCESE L’AMORE
PER LO CUI CALDO NE L’ETERNA PACE
COSI’ E’ GERMINATO QUESTO FIORE.


QUI SE’ A NOI MERIDIANA FACE
DI CARITADE, E GIUSO, INTRA I MORTALI,
SE’ DI SPERANZA FONTANA VIVACE.


DONNA, SE’ TANTO GRANDE E TANTO VALI,
CHE QUAL VUOL GRAZIA ED A TE NON RICORRE,
SUA DISIANZA VUOL VOLAR SAN’ALI.


LA TUA BENIGNITA’ NON PUR SOCCORRE
A CHI DOMANDA, MA MOLTE FIATE
LIBERAMENTE AL DIMANDAR PRECORRE.


IN TE MISERICORDIA, IN TE PIETADE,
IN TE MAGNIFICENZA, IN TE S’ADUNA
QUANTUNQUE IN CREATURA E’ DI BONTADE”.


In MARIA ogni dono, in Lei
“ L’ AMOR CHE MOVE IL SOLE E L’ALTRE STELLE”